Mostrando entradas con la etiqueta Premio Fundación Victoria Ocampo. Mostrar todas las entradas
Mostrando entradas con la etiqueta Premio Fundación Victoria Ocampo. Mostrar todas las entradas

miércoles, 2 de noviembre de 2011

La parola e' desiderio - Héctor Alvarez Castillo


Traducción al italiano por Marcela Filippi Plaza


Ruote girano dietro altre ruote

e l'oscuro carro del giorno

avanza feroce sulla notte.

Le mie forti braccia non possono fare più nulla

c'é sempre un pretesto per non morire

e quando tutti gli alibi si sono esauriti

la mano smarrisce il nero pugnale della disgrazia.

I nostri volti sonnecchiano

sotto la luce del sole

e della luna.

Sbadigli di fumo e di alcol.

Rotolano il loro corpo sulla terra,

e sollevano a stento la polvere

che si attacca ai pori di questa carne.

Ci rilassiamo tra le braccia di allegre donne;

E' quello che siamo,

allegri ragazzi rilassati sulla pelle della vita,

e sorridiamo a quelle che passano vicino al nostro tavolo

Sorridiamo loro con mitezza,con pudore e con audacia.

Offriamo loro quanto abbiamo,

e il resto ,

il resto glielo neghiamo.

Di altro,nulla sappiamo.

Abituati al sogno

nessuno percepisce l'agonia.

Agitati,inutili,lasciamo che accada

ciò che non sappiamo evitare,

e poi riflettiamo sull'esistenza.

E parliamo dell'esistenza,

in ogni momento parliamo dell'esistenza

Il vivere è la nostra terra.

Si sparge la bava della lumaca al suo passaggio.

Calpestiamo quel sudiciume, sembra che ci deliziamo in esso.

E' una falsità che non dobbiamo concederci:

La nostra coscienza ci ordina che la nostra morale non stoni.

I nostri occhi sono avidi! Aprono le porte

e penetrano nelle alcove.

Bevono il calore dalle lenzuola degli amanti,

sfiorano nelle ombre la pelle che geme.

Sfiorano nelle ombre le stesse ombre,

e guardano il nostro stesso volto.

I nostri occhi sono avidi! Aprono le porte

e penetrano nelle alcove.

Una catena d'oro al tuo polso,

porta il nome di un altro corpo.

Ti occulti, ti schermisci. Mi temi?

Forse mi temi?

Stai tremando e il sogno

non ti permette di arrivare?

Prima di addentrarsi in quella terra

un contadino tace due parole.

Gli animali si agitavano questa mattina.

Una tormenta non riesce a nascondere

le sue vesti lamentose.

L'estate ha sparso acqua fresca,

e nell'acqua abbiamo visto eventi.

Saranno presagi?

La tua pelle è ciò che cerco.

Sei colei che andava silenziosa tra gli alberi,

inseguendo con gli occhi il volo degli uccelli.

Mi ami. Affoghi e ti tendo una mano per salvarti.

Hai baciato le mie dita,

ti sei abbandonata bagnata

sulla terra tagliente; sole e aria ti hanno asciugata

come una pietra nel deserto.

Non c'é più pericolo. Nelle notti

ti giri per dormire e, ho bisogno di te.

Corro nel bosco,salto sulle pozzanghere,

le rane saltellano spaventate;ci sono altre bestie.

Mi guardano,mi osservano

commentano allarmate che quell'uomo è pazzo,

che qualcosa lo ha perturbato,che una donna giace

nella sua anima, o è proprio un demone che lo agita

come succede all'albero abbandonato.

Grido e l'eco mi viene incontro

un'ombra senza vita cade inerte accanto a me.

Rido dinnanzi alla forza delle cose. Niente di più stolto.

Ciò che la corrente ha permesso di nascere

il mare lo conquide col suo fascino.

Il mondo procede alla pari

nella lotta e nell'avversità.

L'uomo costruisce la propria esistenza,

erige muri,costruisce città, altari

e colonne;coglie dalla terra l'alimento

e riposa tra libri accanto al fuoco

e al focolare.

Cuore nascosto ,non sussultare con violenza

per ciò che ieri hai disprezzato

nella tua dimora,

le celle sono serrate. Nemmeno un'ape

entra a depositare il suo miele. Dolce è il dono,

sacra la fede.

Per due parole la morte non osa,

e il carro oscuro del giorno

soggioga la furia animale! Campane,

campane nei miei orecchi.

Campane di una processione.

Come si è fatto tardi!

E non sei andato a dormire!

Questa notte non riposerai bene

e domani sarai estenuato.

Una tragedia,

una pena immensa,

enorme e potente. Campane,

campane nei miei orecchi,

campane di una processione.

La nostra marcia?

La nostra memoria che se ne va?

Quella volta in cui ho detto:

"E' bello e mi sta succedendo".

Frantumi di muri tormentano le mie spalle,

e le mie spalle ingannate procedono verso la stanza

delle disgrazie

torture ci sono nell'anima mia , sofferenze popolano la mente.

Chi morirà all'alba? Chi?

Giungono dal mare lettere di un marinaio

che non torna. La nave non arriva sulle coste,

va come un fantasma in mezzo alla tempesta e alle onde.

Non aspettavi nulla a quest'ora,ma

un angelo ha bussato alla porta.

Durante molte notti hai aspettato con le finestre aperte,

quanto tempo è trascorso da quelle ore!

Il presente più importante è sempre inaspettato.

Ora puoi avanzare verso il letto

puoi riposare fino all'alba,

fino a quando l'oscurità

pronunci le sue ultime parole.

Taci! La vita ogni giorno è diversa.

Chiudi gli occhi per non vedere la luce

e aprili all'improvviso, respira, scuoti la tua testa.

Febbre. La tua fronte vola e non è un uccello.

non è il cielo il tetto che gira

e neanche è il fazzoletto che ti calma. Il tuo spirito di legno ardente

si è infiammato. Rischio e vertigine, dove sei?

Dove riposi? Da dove vieni?

Le donzelle selvagge con i loro piedi

e le loro ali,sono state respinte dai cacciatori?

"Il cane non è un compagno fedele

è un ossequiente che osserva con gli occhi aperti".

Glielo dissi ed era vecchio. La sua traspirazione

aveva odore di Vodka e di grasso sulle mani.

I vecchi hanno cattivo odore, sanno di morte e di cera.

Tu sei l'assenza delle cose.

Sì lo so,oramai, non ci sono sorprese.E nonostante ciò invoco

e alzo la voce nella notte. Gli uomini si stupiscono

dei misteri. Non si sono lasciati dietro le caverne.

Hanno le proprie radici dentro le medesime. Di giorno

osservano le forme della terra e al tramonto

disegnano finché si addormentano. Poi sognano

fino a tardi. Cadono come legni nel fiume;

e la corrente li abbandona giù nelle acque.

E' primavera e le tartarughe sono tornate a mangiare,

divorano la carne che queste mani porgono.

Ritornano in questo vuoto senza sapere dove si trovano.

Credono in Dio più di noi.

Su una zattera

andrò a pesca di squali blù dagli occhi chiari,

e delle stelle. Una luce mi ha chiamato e obbedisco.

Il tracciato del cielo dice che partirò domani.

La tua bocca mi parla anche se dorme, non posso smettere di ascoltarti.

So che la conoscenza è l'unica illusione che custodisco.

Ma il clangore della vita

continua a spingere senza sosta. Il mio sangue

percepisce al di là delle azioni. un'orma,

un'altra orma.

E' la via del ghiaccio

che mi attende sempre. Nevica e i germogli

rimangono sepolti. Nevica e fa freddo,

un freddo gelido che fa male.

Sono spaventato perché non so se ti rivedrò.

Non so se continuare. Le gambe si muovono da sole.

Obbedisco e mi arrendo. Mi permetto di sopravvivere.

Le fondamenta della mia vita danno segni di cedimento.

Continuo lentamente. Un orso ha attraversato spaventato.

Ha visto il cadavere ed è fuggito verso il rifugio. Alci!

Ci sono alci nel bosco!

L'acqua si scioglie nel periodo dei fiori.

Con la primavera, la monotonia animale

fa ritorno al sangue .

Lei condividerà il letto.

La sua pelle inumidita scalderà le lenzuola,

distruggerà i ricordi,farà inaridire la memoria.



I segni delle cose si combinano come le cifre

sotto lo scudo dei nostri vecchi compagni,

lentamente,silenziosamente.

Lo sai che ti amo ancora?

Che ti amo come quel giorno! Quel giorno d'amore

così lontano come la partenza.



Mi hai parlato di tuo fratello malato.

Non sapevamo chi fosse l'altro;

guardavo una vecchia casa

e parlavamo, mentre aspettavamo che la vita trascorresse.

Confidavamo le nostre illusioni ai nostri sogni,

e i nostri sogni alle nostre illusioni.



La nave se ne va lontano e non ritorna verso le coste.

Una maledizione? Eleviamo altari, porgiamo offerte

al cielo. Qualcuno ascolta lassù?

C'è Dio da qualche parte?

Dov'è che non ascolta? Facciamo cose

aspettiamo che la vita passi. Facciamo.



Un giorno tu arriverai!

Starò con gli occhi aperti,

vedrò nascere l'alba e danzare il tuo corpo.

Arriverai ed io starò ad aspettare.



Conosco un luogo dove la strada sono i giacinti;

le fragole e le uve, gli alimenti. La tua bocca berrà liquori

e io morderò le tue labbra fino a farle sanguinare

e il sangue bagnerà le gengive.



Siamo andati a far visita all'amico ripudiato.

E' coperto da ampie coltri. Il caldo

non mette in fuga il terrore. Aspetta la morte

e non lo sa,lo presagisce.



Ti sei arrabbiata

e non so come consolarti. E' necessario un particolare tipo di luce

e di ombra

per rivelare il meglio che c'é in noi.



Il gatto zompa da un lato all'altro.

Non mi permette di correggere ciò che scrivo e tu partirai.

Metto a tacere una parola e poi la riscrivo.

Dì come il tuo corpo sfiorava il mio.

Dimmelo se lo sai! Lo ricordi? Lo desideri?

Mi sono addormentato e al mio risveglio

le tue gambe erano avviluppate alle mie:

no alla vita che facciamo per gli altri,

la nostra, la più intima,quella profonda

quella che strappa un urlo.



Amo i giacinti,

i coralli e il colore rosso, il cielo

quando cresce in alto come un sole.



Non posso.

Un treno abbandona il suo percorso in lontananza.

Sono rimasto ad attenderlo per giorni e se n'é andato.

Non ho mosso nemmeno un braccio per fermarlo,

non ho fischiettato la sua canzone mentre passava

scuotendo la piattaforma e l'acciaio andato in rovina.



Non ti sei mai addormentato dopo aver ascoltato

parole che non ti interessano,dialoghi che

dimentichi immantinente? Non fingere. Non essere sciocca.

Nessuno ti sente e ti osserva più di me e il mio volto.

La terra dalla quale provieni sprofonda sotto i miei passi.



Mi sono immerso nel mare per trovare le tue perle:bianche e uniche,

nelle mie mani si sono aperte alle tue mani.



Il possesso di quel volto di luce

era come impadronirsi del mondo.



Pace. La pace è la mia aspirazione,

ma la parola è un desiderio

che vìola ogni limite.



Quanto tempo che non parli con un essere vivente!

Quante lune, quanto mare ha bagnato le spiagge

spogliando la sabbia di quei nomi

scolpiti!

Per quanti giorni

la tua barca ha urtato le coste

e nessuno ha avvertito il presagio né ha agitato un saluto!

Un altro mare,un altro urlo,un altro inferno.



L'ultima volta che hai pronunciato una parola

lo hai fatto per la donna. Una notte è sufficiente per capire

cos'é l'amore.

domingo, 7 de agosto de 2011

La palabra es deseo - Héctor Alvarez Castillo




La palabra es deseo


“La carne es triste, ¡ay de mí!,
He leído todos los libros.”


Stéphane Mallarmé







Ruedas giran tras otras ruedas
Y el negro carro del día
Avanza feroz sobre la noche.
Mis fuertes brazos ya no pueden hacer nada.

Siempre hay una excusa para no morir,
Y cuando se pierden todas las excusas
La mano extravía el negro puñal de la desgracia.

Nuestros rostros dormitan
A la luz del sol
Y de la luna.
Bostezan en humo y alcohol.
Revuelcan su cuerpo en la tierra,
Y apenas sacuden el polvo
Que se adhiere a los poros de esta carne.

Nos relajamos en brazos de alegres mujeres;
Eso somos,
Alegres muchachos relajados en la piel de la vida,
Y sonreímos a las que pasan cerca de nuestra mesa.
Les sonreímos con tibieza, con pudor, con osadía.
Las convidamos con lo que tenemos,
Y lo otro, lo otro se lo negamos.
De lo otro, nada sabemos.

Habituados al sueño
Nadie percibe la agonía.
Agitados, inútiles, dejamos que suceda
Lo que no sabemos evitar,
Y luego reflexionamos sobre el vivir.
Y hablamos sobre el vivir,
Hablamos todo el tiempo sobre el vivir,
El vivir es nuestra tierra.

Se derrama la baba del caracol con su paso.
Pisamos esa mugre, parece que nos deleitáramos en eso.
Es una falsedad que no debemos permitirnos:
Nuestra conciencia nos ordena que no desafine nuestra moral.

¡Nuestros ojos son ávidos! Abren las puertas
Y penetran en las alcobas.
Beben el calor en las sábanas de los amantes,
Lamen en las sombras la piel que gime.
Lamen en las sombras las mismas sombras,
Y miran hacia nuestro rostro.

¡Nuestros ojos son ávidos! Abren las puertas
Y penetran en las alcobas.

Una cadena de oro en tu muñeca,
Lleva el nombre de otro cuerpo.
Te ocultas, te escondes, ¿me temes?
¿Acaso me temes?
¿Estás tiritando y el sueño
No te deja llegar?

Antes de penetrar en esa tierra
Un campesino calló dos palabras.

Los animales dieron señales esta mañana.
Una tormenta no puede esconder
Sus quejosos vestidos.
El verano esparció agua fresca,
Y en el agua vimos sucesos.
¿Serán augurios?
Tu piel es lo que busco.

Eras quien andaba silenciosa entre los árboles,
Persiguiendo con los ojos el vuelo de las aves.

Me amas. Te ahogas y tendí una mano para salvarte.
Besaste mis dedos, te abandonabas mojada
Sobre la tierra hiriente; sol y aire te secaron
Como a una piedra en el desierto.

Ya no hay peligro. Por las noches
Te das vuelta para dormir, y te necesito.

Corro por el bosque, salto por los charcos,
Las ranas brincan asustadas; hay otras bestias.
Me miran, me observan.
Comentan alarmadas que ese hombre está loco,
Que algo lo ha perturbado, que una mujer yace
En su alma, o es el mismo demonio quien lo agita
Como a un árbol abandonado.

Grito y el eco viene a mi encuentro,
Una sombra sin vida cae inerte a mi lado.
Río ante la fuerza de las cosas. Nada más tonto.
Lo que la corriente ha dejado nacer
El mar vence con su avenencia.

Marcha el mundo a la par
De la lucha y la adversidad.
El hombre construye su existencia,
Levanta paredes, edifica ciudades, altares
Y columnas; toma de la tierra el alimento
Y descansa entre libros, junto al fuego
Y la hoguera.

¡Amparado corazón, no palpites con violencia
Por lo que ayer has despreciado!
En tu casa
Se han clausurado las celdas. Ni una abeja
Entra a dejar su miel. Dulce es el regalo,
Sagrada la fe.

Por dos palabras la muerte no se atreve,
Y el carro negro del día
Vence la furia animal. Campanas,
Campanas en mis oídos.
Campanas de una procesión.
¡Qué tarde se ha hecho!
¡Cómo no te has retirado a dormir!
No vas a descansar bien esta noche,
Y mañana estarás extenuado.

Una tragedia,
Una pena enorme,
Grande y poderosa. Campanas,
Campanas en mis oídos,
Campanas de una procesión.
¿Nuestra marcha?
¿Nuestra memoria que parte?
Aquella vez cuando dije:
“Es bueno y me está sucediendo”.

Escombros de murallas fastidian mis hombros,
Y mis espaldas van engañadas hacia el cuarto
De las desgracias
Torturas hay en mi alma, torturas pueblan la mente.
¿Quién morirá esta madrugada? ¿Quién?

Llegan desde el mar cartas de un marino
Que no vuelve. El barco no llega a las costas,
Va fantasma entre la tempestad y las olas.

No esperabas nada a esta hora, pero
Golpeó a la puerta un ángel.

Muchas noches aguardabas con ventanas abiertas,
¡Cuánto tiempo pasó desde aquellas horas!
El mayor presente siempre es inesperado.
Ahora puedes avanzar hacia ese lecho,
Puedes descansar hasta el alba,
Hasta que la oscuridad
Pronuncie sus últimas palabras.
¡Calla! La vida es distinta cada día.
Cierra los ojos para no ver la luz
Y ábrelos de repente, respira, sacude tu cabeza.

Fiebre. Tu frente vuela y no es un pájaro.
No es el cielo el techo que gira
Y el pañuelo que te calma. Se inflamó tu espíritu
De madera ardiente. Riesgo y vértigo, ¿dónde estás?
¿Dónde reposas? ¿De dónde eres?
Las doncellas salvajes, con sus pies
Y sus alas, ¿han sido negadas a los cazadores?

“El perro no es un compañero fiel,
Es un obsecuente mirar con los ojos abiertos.”
Se lo dije y era viejo. Su transpiración
Tenía olor a vodka y a grasa en las manos.
Los viejos huelen feo, huelen a muerte y a cera.

Tú eres la ausencia de las cosas.
Si lo sé, ya no hay sorpresas. Pero aún así invoco
Y alzo la voz en la noche. Los hombres se asombran
Con los misterios. No han dejado atrás sus cavernas.
Tienen sus raíces dentro de ellas. En el día
Observan las formas de la tierra y en el atardecer
Dibujan hasta dormirse. Luego sueñan
Hasta tarde. Caen como madera al río;
Aguas abajo los deja la corriente.

Es primavera, las tortugas han vuelto a comer,
Devoran la carne que le ofrecen estas manos.
Regresan a este vacío sin saber dónde están.
Confían en Dios más que nosotros.
En una balsa
Iré a pescar tiburones azules, con los ojos claros
Y las estrellas. Una luz me ha llamado y obedezco.
El trazado del cielo dice que partiré mañana.

Tu boca me habla aunque duerma, no puedo dejar de oírte.
Sé que el conocimiento es la única ilusión que guardo.
Pero el bullicio de la vida
Sigue pujando, sin descanso. Mi sangre oye
Por encima de los actos. Una huella,
Otra huella.
El camino del hielo
Es el que siempre me espera. Nieva y los brotes
Van sepultándose. Nieva y hace frío,
Un frío helado que lastima.
Estoy asustado porque no sé si te volveré a ver.
No sé si continuar. Las piernas andan solas.
Obedezco y me rindo. Me dejo sobrevivir.
Crujen las maderas de mi vida.
Sigo lentamente. Un oso cruzó espantado.
Vio el cadáver y huyó hacia el refugio. ¡Alces!
¡Hay alces en el bosque!

El agua se derrite en la estación de las flores.
Con la primavera la monotonía animal
Regresa a la sangre.

Ella compartirá la cama.
Con su piel humedecida calentará las sábanas,
Deshacerá los recuerdos, secará la memoria.

Signos de las cosas se engarzan como cifras
En el caparazón de nuestros antiguos compañeros,
Despacio, sigilosamente.
¿Sabes que aún te quiero?
¡Qué te quiero como aquel día! Aquel día de amor
Tan lejano como la partida.

Me hablaste de tu hermano enfermo.
No sabíamos quien era el otro;
Miraba una casa vieja
Y decíamos, mientras esperábamos que la vida pase.
Confiábamos nuestras ilusiones a nuestros sueños,
Y nuestros sueños a nuestras ilusiones.

Va el barco lejos y no regresa a las costas.
¿Una maldición? Alzamos altares, elevamos ofrendas
Al cielo. ¿Alguien escucha allá arriba?
¿Está Dios en alguna parte?
¿Dónde estás que no oyes? Hacemos cosas
Esperando que la vida pase. Hacemos.

¡Tú vas a llegar algún día!
Estaré con los ojos abiertos,
Veré el amanecer y tu cuerpo danzar.
Vas a llegar y estaré aguardando.

Conozco un lugar donde los jacintos son el camino;
Las fresas y las uvas,
Los alimentos. Licores beberá tu boca.
Y morderé tus labios hasta sangrar
Y la sangre bañará las encías.

Fuimos a visitar al amigo despreciado.
Está protegido por largas mantas. El calor
No ahuyenta el terror. Espera la muerte
Y no lo sabe, lo presiente.

Te has enojado
Y no sé como consolarte. Se necesita cierta sombra
Y cierta luz
Para confiar lo mejor que hay en nosotros.

El gato salta de un lado al otro.
No deja corregir lo que escribo y partirás.
Tacho una palabra y vuelvo a escribirla.
Di cómo rozaba tu cuerpo al mío.
¡Dímelo si lo sabes! ¿Lo recuerdas? ¿Lo deseas?
Me quedé dormido y al despertar
Tus piernas se atraparon entre las mías:
No la vida que hacemos para los demás,
La nuestra, la más íntima, la profunda.
La que desgarra como un alarido.

Amo los jacintos,
Los corales y el color rojo, el cielo
Cuando crece en lo alto como un sol.

No puedo.
Un tren deja las vías a distancia.
Lo he estado esperando durante días y se ha ido.
No moví un brazo para detenerlo,
No silbé su canción cuando pasaba
Y sacudía la plataforma y los hierros derruidos.

¿Nunca te has dormido después de oír
Palabras que no te importan, diálogos que
Olvidas al instante? No finjas. No seas tonta.
Nadie te oye ni te mira más que mi voz y mi rostro.
La tierra de la que tú vienes se hunde a mi paso.

Me sumergí en el mar para hallar tus perlas:
Blancas y únicas,
En mis manos se abrieron a tus manos.

La posesión de ese rostro de luz
Era adueñarse del mundo.

Paz. Paz es mi anhelo,
Pero la palabra es un deseo
Que transgrede todo límite.

¡Cuánto hace que no hablas con un ser vivo!
¡Cuántas lunas, cuánto mar bañó las playas
Y despojó a la arena de los nombres
Grabados!
¡Cuántos días
Tu barca golpeó las costas
Y nadie vio el presagio ni agitó el saludo!
Otro mar otro grito otro infierno.

La última vez que dijiste una palabra
Fue a la mujer. Una noche alcanza para saber
Qué es el amor.


Buenos Aires, 1991


Este extenso poema da nombre al libro que ha obtenido en este año el Premio de Poesía "Alejandro G. Roemmers", que otorga la Fundación "Victoria Ocampo"